Nella primavera di quest’anno si diffuse un allarme in merito alla scarsezza di competenze di sicurezza informatica in Italia. La notizia si era originata dalle difficoltà della neonata Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) nel ricevere risposte ai concorsi indetti per assumere personali.

Il dott. Cesare Gallotti interviene sulle pagine della Rubrica Digital&Law di Key4Biz.it per condividere alcune riflessioni sui nostri tempi e le (strane) pretese in materia di competenze digitali.

Il voto di laurea: sempre una garanzia?

Nel caso di ACN, alcuni requisiti richiesti erano sicuramente molto elevati, come, per esempio, richiedeva un voto di laurea pari o superiore a 105/110.
Lo stesso autore afferma che non avrebbe potuto partecipare alla selezione, considerando che il suo voto era di 101. Ho conosciuto altre persone, molto competenti, con le giuste capacità analitiche e la passione per la tecnologia, che hanno anche svolto attività lavorativa in parallelo alla frequentazione dell’università. Il voto finale, però, non è tanto elevato quanto richiesto da ACN.

Il voto di uscita dal percorso universitario attesta con matematica certezza il livello di competenza del possibile candidato?

Il mix tra lauree italiane e invenzioni USA

In Italia, fino al 2000 circa, eravamo abituati a un percorso di studio che, per arrivare alla conclusione dell’Università, richiedeva 18 anni. Attualmente, come in Nord America, ne sono richiesti 16, con una diminuzione della durata della maggioranza dei corsi di laurea da 5 a 3 anni.

Questo, quindi, permette di affrontare corsi superiori: master e corsi di laurea magistrale. Con quali conseguenze per l’immissione nel mercato nel lavoro?

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Copertina: Ph. Marcello Moscara